Sindrome da spogliatoio: parliamo della dismorfofobia

La sindrome da spogliatoio è uno dei disturbi più frequenti negli uomini, qualunque età essi abbiano, anche se la maggior parte di coloro che ne soffrono rientrano nella fascia adolescenziale e negli under 50. 

È un problema che può nascondere particolari situazioni psicologiche, che non possono essere trascurate, in quanto possono essere potenzialmente dannose per il soggetto e/o per una relazione di coppia, a più livelli. 

Ma andiamo con ordine ed affrontiamo più nel dettaglio l’argomento parlando di:

  • Cos’è la sindrome da spogliatoio
    • Reazioni sociali, sessuali e psicologiche
    • Le cause della dismorfofobia
    • Le dimensioni medie secondo la letteratura scientifica
  • Come vincere il complesso del pene piccolo

Cos’è la sindrome da spogliatoio

La sindrome da spogliatoio è un disturbo maschile che vede il soggetto convinto di soffrire i micropenia, ovvero di avere il peno troppo piccolo o dalla conformazione “strana”. 

In alcuni casi, il soggetto può anche preoccuparsi delle eccessive dimensioni del pene, paragonandole a quelle di altri uomini. 

In entrambe le situazioni, siamo davanti a quello che può essere definito un disturbo della percezione: la dismorfofobia peniena. 

Si tratta di una vera e propria ossessione circa le dimensioni, che non trova riscontro nella realtà delle effettive dimensioni del pene, ma che può influire negativamente su diversi aspetti della vita.

Oggi la sindrome da spogliatoio può essere risolta facendo ricorso a differenti soluzioni. Infatti, esistono dei prodotti naturali come in crema o pasticche (un esempio è il tauro gel recensito su comeingrandireilpene.com) capaci di aumentare le dimensioni del pene, soluzioni decisamente performanti ma poco invasive, rispetto ad eventuali operazioni di falloplastica o altri dispositivi medici da indossare.

Reazioni sociali, sessuali e psicologiche 

Il fatto che si chiami sindrome da spogliatoio è emblematica quanto descrittiva al massimo. Infatti, una delle paure che il soggetto affetto da tale disturbo ha è quella di spogliarsi “in pubblico”, per timore di essere deriso per le scarse dimensioni. D’altra parte, teme anche che, pur non venendo schernito, gli altri possano notare un pene piccolo. 

Stesso discorso vale per gli approcci sessuali con lo stesso o l’altro sesso, considerato anche il fatto che nella leggenda metropolitana comune “le dimensioni contano”. Dunque, il soggetto potrebbe avere difficoltà anche solo a conoscere e/o frequentare qualcuno, perché lo avvicinerebbe al momento dell’atto sessuale che teme e del quale ha la cosiddetta ansia da prestazione. 

In tali situazioni, il soggetto tenderà a non usare spogliatoi o docce comuni, così come a non indossare indumenti che lascino intravedere le forme (ad esempio pantaloncini ginnici, costumi da bagno tipo slip, ecc.). 

Allo stesso modo, tenterà di procrastinare fin quando possibile il momento del sesso, soprattutto se coinvolto in una relazione stabile, con le conseguenti situazioni legate al malcontento ed alla frustrazione da entrambi le parti.

Di fatto, la dismorfofobia diventa una vera e propria ossessione per il soggetto, che coinvolge tutti i differenti aspetti della sfera sociale, affettiva e sessuale, perpetrando uno stato psicologico di disistima nei propri riguardi e nelle proprie capacità, che alla lunga può essere trasposto anche ad altri ambiti della vita. 

Le cause della dismorfofobia

Le cause della sindrome da spogliatoio possono essere molteplici, quasi sempre legate ad una percezione errata della propria fisicità, ma spesso anche condizionata anche da stati psicologici alterati. 

Più nel dettaglio, fra le cause annoveriamo: 

  • Confronti con modelli pornografici e/o di massa: causa molto comune soprattutto fra i più giovani, che tendono a confrontarsi con i professionisti del porno in termini di dimensioni, durata e prestazioni, non comprendendo appieno la differenza fra realtà e fiction. Stesso discorso per chi punta a modelli estetici perfetti ed impeccabili, difficili da replicare
  • Disturbi della sfera sessuale: come il deficit erettile o l’eiaculazione precoce, che potrebbero far convincere il soggetto che la causa del tutto debba ritrovarsi nelle sue dimensioni genitali
  • Mancanza di autostima e sicurezza con l’altro sesso: l’equazione pene grande = successo con le donne è tipica del mondo maschile. Ma è un paradosso vero e proprio, anche perché la lunghezza media interna di una vagina è intorno ai 7.5cm, dei quali sono la parte iniziale del canale risulta maggiormente sensibile
  • Ansia da prestazione: si affianca alla mancanza di autostima e sicurezza con l’altro sesso, e provoca stati d’ansia e psicologici che vanno a minare ogni aspetto di una sessualità sana e complice, soprattutto quando si vive all’interno di una relazione stabile e monogama
  • Fattori neurobiologici: fra i più comuni troviamo le alterazioni nel funzionamento del sistema serotoninergico, così come le disfunzioni delle aree cerebrali deputate a controllare l’immagine corporea
  • Fattori “affettivi”: sono strettamente legati alla sfera psicologica e possono essere causati, solitamente, dalla rottura di una relazione amorosa o dal rifiuto affettivo
  • Anomalie fisiche: è il caso più raro fra tutti quelli elencati

Si evince come vi sia un parterre di cause molteplici che può procurare l’immotivata convinzione di avere il pene piccolo e di soffrire, quindi, della classica sindrome da spogliatoio. 

Se alcune cause sono lampanti, ci preme spendere una parola circa le anomalie fisiche che possono essere a carico dei genitali del soggetto. Secondo il sito specializzato in urologia Uroblog, circa il 3.3% delle richieste di visite urologiche sono motivate dalla sindrome del pene piccolo, ma la condizione della maggioranza di tali pazienti non è da considerarsi affatto preoccupante.

Le dimensioni medie secondo la letteratura scientifica

Secondo uno studio britannico riportato sempre dal sito Uroblog, sono state definite le misure medie dei genitali maschili basandosi su di un campione di 15mila uomini. 

L’organo genitale maschile è stato misurato in tre differenti situazioni: a riposo, in stretching ed in erezione.

Stando ai dati emersi, la lunghezza media peniena a riposo è di 9.12 cm. In situazione di stretching (ma comunque a riposo) è di 13.24 cm; mentre in erezione la media si attesta su di una lunghezza di 13.12 cm.

Anche la circonferenza è stata misurata, attestandosi sui 9.31 cm di un pene a riposo fino ad arrivare agli 11.66 cm di un pene eretto.

Inoltre, lo studio ha specificato che si parla di micropene quando la lunghezza in erezione è inferiore ai 7 cm. Da tale definizione vanno però esclusi i soggetti affetti da dismorfismi come l’ipospadia.    

Come vincere il complesso del pene piccolo

Ci sono differenti modi per affrontare e risolvere la sindrome dello spogliatoio, proprio perché un disturbo della percezione personale sul quale si può lavorare con gli strumenti giusti.

Di certo, un buon percorso di psicoterapia sessuologica può essere davvero risolutivo, magari anche da proseguire con uno di coppia, perché è chiaro che certi problemi coinvolgono anche il partner che, in alcuni casi, può più o meno inconsciamente contribuirvi. 

Esistono anche dei farmaci e delle soluzioni naturali che possono aiutare ad aumentare le dimensioni del pene, così come delle strumentazioni particolari e, infine, la classica chirurgia del pene. 

È chiaro che occorre un lavoro complesso fra i vari specialisti, ma ritrovare la propria consapevolezza genitale si può. E soprattutto si può dire addio alla sindrome dello spogliatoio abbracciando una nuova e più serena visione di sé e della propria sessualità.

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