Fra tabù e psicologia, parliamo del rapporto anale, una parte della sessualità che ancora oggi viene intrisa di pregiudizi.
Sono proprio tali preconcetti, le chiacchiere che sono da contorno all’argomento, che fanno desistere dal godere di una differente attività sessuale, una delle tante possibilità di esplorare la sessualità in maniera non tradizionale, ma non per questo meno intensa.
Ma entriamo nel merito dell’argomento parlando di:
- Gli amanti dell’anal si trovano in rete
- L’aspetto psicologico di un rapporto anale
- Paura del dolore
- Sensazione di essere “usati”
- Paura di essere giudicati
- I pregiudizi socio-religiosi
- Il sesso anale è associato a qualcosa di sporco
- La religione dice no
- Scarsa educazione sessuale
- Come vivere serenamente i rapporti anali
Gli amanti dell’anal si trovano in rete
Quando si frequenta qualcuno, è normale entrare in intimità con questi. Eppure, gli amanti dell’anal trovano spesso un muro dinanzi alle loro richieste, seppure legittime.
Il sesso anale vissuto come un tabù, come qualcosa di riprovevole e peccaminoso è un leitmotiv acclarato per una larga fetta della società, per i motivi più disparati.
Ciò ha condotto gli amanti di questa pratica a ritrovarsi online, un luogo per definizione democratico, ma soprattutto dove è possibile trovare delle community con le quali condividere le proprie passioni erotiche.
Uno di questi è SessoAnaleClub.com, uno dei maggiori siti di incontri anali dove possono conoscersi persone con la stessa mentalità aperta, curiosi di esplorare per la prima volta questa esperienza o anche solo di trovare un partner – occasionale o fisso che sia – per vivere un rapporto sessuale libero e disinibito.
La possibilità di entrare in connessione diretta con chi ha le medesime passioni è molto importante, soprattutto perché si evita quella trafila di emozioni psicologiche relative al rifiuto sessuale e/o di una richiesta sessuale, che ci fanno potenzialmente mettere in discussione una parte di noi, la più intima e privata.
L’aspetto psicologico di un rapporto anale
Occupiamoci, adesso della psicologia del rapporto anale, ovvero cosa spinge una persona a rifiutarlo nettamente.
Paura del dolore
È probabilmente una delle motivazioni più forti, che spinge a dire no al sesso anale, colpa anche di un’educazione sessuale scarsa o assente, se non addirittura pregiudizievole.
A livello anatomico, non ci sono controindicazioni di sorta che lo sconsigliano, a patto di usare la dovuta delicatezza e le giuste precauzioni. È molto importante imparare a rilassare la muscolatura dell’orifizio, concedersi del tempo ed utilizzare il lubrificante giusto.
Inoltre, molte coppie si aiutano giocando con i sexy toy, così da raggiungere una maggiore complicità ed allenare i muscoli della zona interessata.
Sensazione di essere “usati”
Nell’immaginario collettivo, erroneamente il sesso anale corrisponde ad una sorta di violenza, di prevaricazione sull’altro.
Nell’ambito della psicologia del sesso anale, possiamo dire che tale pregiudizio è molto duro a morire, complice anche un certo tipo di filmografia porno o pseudo tale.
Su ciò però si può lavorare, in particolar modo possonofarlo le coppie di lungo corso, che possono darsi dei tempi e delle argomentazioni valide sulle quali riflettere ed operare, così da giungere al rapporto anale con la piena consapevolezza che si tratta solo di sesso, senza prevaricazione alcuna.
Nei rapporti occasionali è più complesso organizzarsi in tal senso, proprio perché un evento episodico. Ma in tal caso basta trovare una persona con i medesimi gusti sessuali, un po’ come abbiamo spiegato nell’ articolo sulla psicologia dei cuckold e nella psicologia della sottomissione.
Paura di essere giudicati
Che si tratti di un uomo o di una donna, la paura di essere giudicati è sempre molto forte. Entra in gioco il timore di essere definiti omosessuali o poco di buono, quando invece siamo dinanzi solo e soltanto ad una fantasia erotica forte.
Però, tali pregiudizi possono essere brillantemente superati grazie ad una complicità di coppia, tant’è che non è insolito che anche coppie eterosessuali si dedichino a rapporti anali vicendevoli, grazie all’ausilio di sexy toy come gli strap-on.
I pregiudizi socio-religiosi
Accanto ai pregiudizi inerenti la psicologia del rapporto anale ed alle sue dinamiche, si affiancano quelli di natura sociale e religiosa, i classici tabù, per intenderci.
Il sesso anale è associato a qualcosa di sporco
Pensando allo sfintere, è chiaro che vi si associno le deiezioni. Dunque è un “luogo oscuro”, sporco, dove è possibile contrarre ogni sorta di malattia. Ma è davvero così? Assolutamente no.
È scontata la funzione dell’ano a livello fisiologico, ma deve essere scontata anche l’igiene intima di base. Inoltre, prima di andare a letto con un partner, per andare sul sicuro si può effettuare una doccetta anale per pulire l’interno dell’orifizio.
La religione dice no
Il pregiudizio religioso è quello più ostico, più difficile da estirpare. Non si tratta solo della classica Sodoma e Gomorra – storia fra l’altro travisata -, ma soprattutto del fatto che da un rapporto anale non ne scaturisce procreazione alcuna.
Di fatto, sarebbe sesso non a fini procreativi, ma solo per diletto personale. Il che, per la chiesa, è inaccettabile.
Chi è cresciuto con tale imprinting, è chiaro che abbia notevoli difficoltà a lasciarsi andare, specie se si fa prendere da altre situazioni legate alla psicologia del sesso anale come la paura di essere giudicati o che sia immorale farlo.
Scarsa educazione sessuale
Dove non c’è educazione sessuale, non c’è libertà mentale.
Alcuni Paesi sono più bacchettoni di altri e, il nostro, sicuramente lo è. Aggiungici il fatto che l’educazione sessuale è un tabù, un qualcosa di sconosciuto da temere, tant’è che i ragazzini imparano tutto su internet o dai racconti fantomatici degli amici più navigati.
Questo fenomeno non aiuta a definire una sessualità sana e libera, ogni aspetto sarà filtrato attraverso il paragone con un filmato porno, la trasgressione assoluta non improntata al piacere ma al solo esibizionismo.
Come vivere serenamente i rapporti anali
Secondo uno studio pubblicato in America e ripreso da Il Post, che intreccia i dati dell’Università dell’Indiana e quelli di una ricerca condotta dalla National Survey of Sexual Health and Behavior, i dati sull’orgasmo sessuale anale sono decisamente rilevanti.
Il campione preso in esame contemplava una fascia d’età che va dai 14 ai 94 anni, sia uomini, che donne, in gran parte eterosessuali.
Agli intervistati è stato chiesto quale pratica sessuale avesse loro garantito l’orgasmo. Il 100% degli uomini ed il 94% delle donne ha avuto un orgasmo all’interno di un rapporto in cui ha ricevuto sesso anale. Non è specificato se tale rapporto fosse l’unico contemplato, ma di certo i dati sono interessanti e fanno riflettere.
Una sessualità variegata e sana è sempre possibile, se c’è armonia e libertà mentale nei partner. Ogni novità deve essere presa come un gioco, un qualcosa sul quale è sì lecito riflettere e decidere, ma che una volta scelta con consapevolezza può portare ad una connessione rinnovata col partner.
Scoprire nuovi stimoli, concretizzare differenti fantasie è un modo per mantenere vivo il legame erotico-sentimentale dei partner, oltre che per sperimentare sensuali emozioni.
L’importante è che i partner siano concordi nel cosa fare e come farlo e che, soprattutto, abbiano ben definiti i tempi dell’altro, rispettandoli: ecco, così si vive serenamente un rapporto sessuale in tutte le sue sfaccettature.